domenica 3 giugno 2018


                                                                    Alla scuola di Gesù 
In, seguito le parole: si avvicinarono a lui i discepoli, vanno intese nel senso di scolari che pongono dei problemi al maestro, esaminando chi è il più grande nel regno dei cieli.
Da questo punto di vista i discepoli di Gesù sono certo da imitare: se mai tra noi non trovassimo risposta ad un quesito, avviciniamoci a Gesù che è presente dove due o tre sono radunati nel suo nome, ed è pronto con la sua presenza, a seconda delle nostre capacità, ad illuminare i cuori di coloro che sinceramente vogliono mettersi alla sua scuola per la comprensione dei quesiti.
Non è poi fuori luogo avvicinarsi anche ad uno dei maestri stabiliti da dio nella chiesa e porre a lui una domanda analoga: CHI È DUNQUE IL OIU GRANDE NEL REGNO DEI CIELO ?
     
                     La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia

Gesù cristo ricorre spesso alle parabole nel quale vengono utilizzati esempi concreti per rendere comprensibili concetti complessi.
Gesù paragona l’uomo che ascolta la parola di dio a colui che costruisce la casa sulla roccia e quindi resiste alle difficoltà della vita , e l’uomo che si chiude al messaggio divino a colui che invece costruisce sulla sabbia.
Chiunque viene a me, ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile. È simile ad un uomo che fabbrico una casa, scavo, andò in profondità e pose le fondamenta sulla roccia.essendo sopravvenuta un’inondazione, il fiume irruppe contro quella casa ma non poté scuoterla, perché era stata ben costruita. Chi invece ascolta e non mette in pratica è simile ad un uomo che edificò una casa sulla terra senza fondamento. Il fiume il ruppe contro e subito crollò  è fu la grande rovina di quella casa.

martedì 22 maggio 2018

                                            
                                              il nome della rosa






Nel novembre del 1327 i due arrivano nella ricca abbazia per svolgere un delicato incarico diplomatico: fare da mediatori tra gli alti esponenti degli ordini religiosi per ricomporre la frattura fra papato e impero. Dopo il loro arrivo, l'abbazia viene sconvolta da una serie di morti inspiegabili. L’intera vicenda si sviluppa in sette giorni, che Adso nelle sue memorie suddivide secondo la scansione del giorno della regola benedettina: mattutino e laudi, ora terza, ora sesta, ora nona, vespri, compieta.
Il primo delitto è nei confronti del miniaturista Adelmo, un monaco ancora giovane che aveva avuto un rapporto sessuale con Berengario, l'aiuto bibliotecario, il quale gli aveva promesso di mostrargli un libro particolare.
Il giovane miniatore, di cui Berengario era però innamorato, aveva ceduto alle sue lusinghe e al peccato solo per soddisfare la curiosità del suo intelletto nei confronti del libro, ma pentendosi e sentendo pressanti i sensi di colpa, finì per suicidarsi buttandosi da una finestra della biblioteca.
Intanto, Venanzio, monaco traduttore dal greco e dall'arabo e devoto ad Aristotele, era riuscito ad entrare nel Finis Africae, cioè nel luogo della biblioteca dell'abbazia dove erano nascosti i libri ritenuti maledetti e a sottrarre un libro molto strano e particolare. Comincia a leggerlo ma, arrivato nelle cucine sotto la biblioteca, muore.
Il corpo del monaco viene rinvenuto da Berengario che, preso dal panico, prende il corpo di Venanzio in spalla e lo butta in un orcio di sangue, inscenando una morte per annegamento e sperando che tutti se ne convincessero nel trovarlo morto così. Con il corpo, trova anche lo strano libro e ne viene attratto.
All’improvviso però, mentre sta iniziando a leggerlo, prova un malessere diffuso e si reca nei bagni per rinvenire. È proprio lì che anche lui troverà la morte, morendo nella vasca.  Sarà Severino da Sant'Emmerano, il padre erborista, a ritrovare il libro che Berengario, morendo, aveva lasciato incustodito, ma presto verrà assassinato con un colpo alla testa da Malachia, il bibliotecario, manipolato da Jorge da Burgos, un vecchio frate cieco.
Malachia, però, finisce per cedere alla tentazione di aprire il libro per leggerlo: morirà in chiesa davanti agli occhi di tutti i frati.
L'ultimo assassinato è l'Abate, che morirà lentamente soffocato in una stanza segreta della biblioteca.
Durante la settimana di permanenza nell'abbazia, Gugliemo condurrà le ricerche per scoprire la natura degli omicidi e per tentare di stanare il colpevole, attraverso colloqui, interrogatori e osservando il comportamento dei frati. Capisce ben presto che tutti i delitti sembrano ruotare attorno alla biblioteca del monastero, che nasconderebbe un misterioso segreto. Guglielmo da Baskerville, con l’aiuto del suo allievo, comprenderà, grazie al suo ragionamento critico, che i delitti muovono dalla biblioteca, la più grande della cristianità, costruita come un labirinto il cui accesso è noto solo al bibliotecario e dove esiste, come abbiamo visto, una sezione finis Afrìcae a tutti inaccessibile.

Guglielmo e Adso riescono a penetrarvi e sciolgono il mistero.

venerdì 18 maggio 2018

 

                    L'EDUCAZIONE DEL CAVALIERE 

L'educazione cavalleresca è rivolta ai membri dell'aristocrazia non destinati alla carriera ecclesiastica.
L'educazione è la prima forma di educazione laica medioevale.
Al futuro cavaliere vengono insegnati la lealtà al proprio signore e la fedeltà agli impegni assunti. Deve imparare a prendersi cura dei deboli e indifesi, come le donne e i bambini. Il suo compito sarà anche la difesa della Chiesa.
La formazione cavalleresca comincia molto presto:
- a sette anni il ragazzo viene affidato come paggio a un gentiluomo, impara a cavalcare e ad usare armi;
- a quattordici anni viene inviato come scudiero presso un castello o presso la corte stessa del sovrano se appartiene ad una famiglia importate: impara l'arte della conversazione e arti come la danza e il canto;
- a ventun anni diventa cavalier
e.

L'EDUCAZIONE NELLA CIVILITA' MUSULMANA: IL MONDO ARABO PREISLAMICO, LA TRADIZIONE ORALE 

La civiltà araba si sviluppa nella penisola arabica, grazie all'impulso di Maometto, fondatore del'Islam.
L'Arabia è abitata soprattutto da tribù nomadi dedite alla pastorizia: i beduini si spostano continuamente, portando con sè tutti i propri beni.
I poemi preislamici hanno anche un carattere pedagogico: insegnano ai giovani i propri compiti e raccomandano i valori come l'ospitalità, generosità e carità.

 




 La nascita dell'Islam si deve al profeta Maometto.

Il testo sacro dell'Islam è in Corano. Maometto ai ritiene l'ultimo profeta, preceduto da Cristo, ma non figlio di Dio.
Egli non sa leggere e scrivere, trasmette quindi il contenuto del Corano oralmente.
La religione islamica prevede 5 pilastri:
-testimonianza di fede;
-cinque preghiere quotidiane;
-pagamento dell'imposta coranica;
-pellegrinaggio a La Mecca;
-digiuno rituale (Ramadan) nel nono mese lunare.

          

                               Educazione nell'Islam

 Cinque pilastri sono alla base dell'educazione del fedele musulmano.
Il Corano è un codice religioso, giuridico, morale e sociale.
L'Islam raccomanda una formazione complessiva dell'essere umano: corpo, ragione, spirito, istinti e sentimenti.
L'educazione è dunque contraddistinta da un'impronta religiosa: bisogna trasmettere due valori fondamentali, la fede e la conoscenza attraverso la rivelazione coranica.

venerdì 4 maggio 2018


                    Sant'Agostino e il"maestro interiore"

Agostino promuove una collaborazione tra ragione e fede. La fede è il punto di partenza fondamentale, senza il quale non si può neanche intraprendere il cammino della conoscenza, ma successivamente è la conoscenza a consolidare la fede. Nelle Confessioni, la sua opera autobiografica, Agostino delinea la sua concezione di un insegnamento fondato sulla curiosità e sull’interesse dell’allievo. Agostino, nella sua opera pedagogica più importante, Il maestro, affronta le questioni fondamentali del suo pensiero educativo. Il maestro non può insegnare attraverso il linguaggio, perché esso è costituito di segni che possono essere compresi solo da chi conosce già le cose a cui si riferiscono. Il maestro, attraverso il linguaggio, può dunque soltanto stimolare l’allievo a ricercare la verità dentro se stesso, consultando, nella propria anima, il maestro interiore, che dall’interno illumina verso la conoscenza. Anche se la conoscenza deriva dall’illuminazione interiore proveniente da Dio, le parole del maestro non sono inutili, ma servono a far accendere questa luce che potrebbe restare spenta.  Per Agostino l’educazione è un processo nel quale l’allievo è attivo protagonista e non passivo ricettore. E in questo modo, partendo dall’illuminazione divina, la concezione pedagogica si lega alla visione metafisica di Agostino che pone Dio al centro della vita umana e di tutte le cose.
                                     

                                        Cristianesimo e filosofia

Il cristianesimo si trova ad affrontare una DOPPIA SFIDA:
una portata dalla società e dalla cultura pagana contro la nuova fede e una interna portata dalle varei interpretazioni dello stesso messaggio di cristo.
A impegnarsi in queste sfide sono i padri apologisti .
Con il quale compaiono le prime scuole cristiane.
Dove vengono insegnate le 7 ARTI LIBERE(grammatica, logica, retorica, sritmetica, geometria, musica e astronomia) stabilendo cosi un legame tra il cristianesimo e la tradizione classica.
Tramite il CATECUMENATO, attraverso lo studio della bibbia si educa complessivamente al cristianesimo, preparando al battesimo e all' ingresso nella comunità dei credenti.
L'educazione prevede 2 livelli formativi: uno per gli INCIPIENTI (coloro che fanno ingresso nella comunità cristiana ).
E uno per i COMPETENTI dove si svolge una preparazione piu approfondita, qui compare la figura del sacerdote al quale viene affidato il compito educativo nella comunità dei credenti.
Il battesimo è molto importante perché determina la successione degli studi decide se si è idonei o no ad avanzare begli studi.

                       
                  La prima educazione cristiana e l’importanza dei fanciulli.

nei primi secoli educazione cristiana non si appoggia una vera struttura scolastica ma è basato sul rapporto personale che ricorda l’azione degli apostoli un educazione informale portata avanti dai padri apostolici .
Nell’ottica cristiana educazione rivolta a tutti che attraverso un rinnovamento interiore vuole condurre alla salvezza dell’anima. Il messaggio di Cristo che l’educatore trasmette è incentrato sull’amore per gli alti riflesso per l’amore di Dio.
Poiché però la pratica dell’amore non è facile per gli uomini hanno accesso interno di una guida rappresentata dallo stesso Cristo,
agli apostoli e poi dai sacerdoti che li conduca lungo un cammino di perfezionamento continuo.
Anche la concezione dell’infanzia muta sensibilmente. Per Cristo, invece, i fanciulli diventano un esempio da imitare: anzi, bisogna “farsi simili a loro” per ricevere il premio divino. 
                  Cristianesimo ed  educazione


Negli ultimi secoli l’impero romano acquista importanza religiosa che porta con se un’anima visione radicalmente innovativa dell’uomo : il cristianesimo.
 mamma mano che l’impero romano soprattutto ad occidente va incontro allo sfaldamento cresce l’importanza della Chiesa cristiana che cerca di conservare le strutture amministrative dello Stato.
La Chiesa diventa l’ultimo baluardo della cultura, i monasteri che sorgono in campagna sono isole di pace in un mondo sconvolto dalle invasioni .
 il cristianesimo manifesta una spiccata vocazione pedagogica. Cristo è il maestro e predica la buona novella. I vangeli parlano di Gesù Cristo e sul suo esempio. Nel tardo medioevo è stato scritto un libro intitolato imitazione di Cristo che insiste sull’importanza dell’azione ispirata dalla fede.

domenica 18 marzo 2018


l'educazione roamana delle origini e il mos maiorum

Sebbene Atene e Roma abbiano in comune un’intensa vita sociale e politica, le diferenze sono consistenti e possono essere ricondotte alla diversa realtà economica. Mentre in una città come Atene sono sviluppate le attività artigianali e mercantili, l’economia romana ha inizialmente soprattutto un carattere agricolo e la sua società è dominata da un’aristocrazia di proprietari terrieri.
. In questa società delle origini predominano i valori della casa e della famiglia. L’educazione non richiede ancora un contesto specializzato, come la scuola, come accade ad Atene, ma avviene all’interno stesso della famiglia o al di fuori sulla base dell’esempio degli adulti e della trasmissione orale.
La trasmissione di valori è fondamentale. Il sentimento a cui si viene educati è
quello della pietas in quanto rispetto per i genitori, gli avi, la patria e le divinità, perché in un mondo contadino anche la religione è componente fondamentale per l’identità di un gruppo. A questi valori, si aggiungono il legame con la propria terra, la dedizione al lavoro, la moderazione, il rispetto della legge e della tradizione. Sono valori più vicini all’areté di Esiodo.
Questo insieme di valori costituisce il mos maiorum, l’esempio che viene dagli antenati.
Dal 451 a.C. il punto di riferimento dell’educazione romana è rappresentato
dalle Dodici tavole, lastre di bronzo esposte nel foro contenenti le leggi fondamentali della città. Esse riassumono i valori propri del mos maiorum:
• rispetto assoluto della tradizione;
• pietas, cioè l’osservanza di regole sia etiche sia religiose tramandate dalle origini;
• rigore morale;
• obbedienza alla legge, basata sulla patria potestas, il potere del padre.
Tutto ciò non riguarda invece la fglia femmina, che resta in casa per imparare a svolgere, sotto la tutela della madre, i lavori domestici.


L'educazione nell' antica Roma

Come per i Greci del periodo classico  anche per i Romani la vita sociale e politica è estremamente intensa. A seconda della loro condizione, i cittadini romani godono di diritti politici, partecipano alle assemblee, rivestono cariche pubbliche, scendono in guerra. Inoltre fanno parte di associazioni sorte per i più diversi motivi: un lavoro comune, il culto dedicato alla medesima divinità, il tifo per la stessa squadra di aurighi ecc. Anche l’educazione è per i Romani un fatto sociale, che integra gli individui
nella vita della città: quindi essa ha un intento civico. Il cittadino romano, infatti, deve sapersi comportare di fronte alla collettività in un modo adeguato: tutto, il modo di parlare, di camminare, di vestirsi, di arredare la casa e ricevere ospiti risponde a certe regole. 
I Greci,  già per l’educazione dei fanciulli parlano di paidéia, che indica un’ampia e complessiva formazione culturale. I Romani, invece, usano il termine educatio per indicare la prima formazione  fnalizzata allo sviluppo delle attitudini fsiche, morali e intellettuali, mentre la formazione culturale vera e propria è rimandata agli anni successivi. 


Agorà

trama: Nell'Alessandria d'Egitto del 391 dopo Cristo, la filosofa Ipazia, ultima erede della cultura antica e forse, in quanto donna, massima espressione di una lunga evoluzione civile e di una libertà di pensiero che non si rivedrà più fino all'epoca moderna, viene travolta dalla crisi di un mondo, quello pagano, che non ha saputo ripensarsi, trovandosi così impreparato di fronte al nascere - e presto al dilagare - di movimenti religiosi sempre più fanatici e intolleranti. Fra questi i "parabolani", la setta cristiana che arriva a distruggere la biblioteca del Serapeo, dove Ipazia lotta insieme ai suoi discepoli per salvare la saggezza del Mondo Antico. Tra questi ultimi, due uomini in lotta per il cuore della filosofa: l'arguto e privilegiato Oreste e Davo, il giovane schiavo di Ipazia, che è diviso tra l'amore segreto per lei e la libertà che potrebbe ottenere se si unisse alla rivolta ormai inarrestabile dei cristiani. Con ostilità implacabile, il vescovo Cirillo attacca senza sosta "l'eretica" Ipazia, fino a condannarla a morte

giovedì 1 marzo 2018

Il mito della caverna di paltone
il mito della caverna, raccontato nel libro VII della Repubblica. Il flosofo greco immagina che alcuni schiavi siano incatenati fn dall’infanzia in una caverna in modo tale da vederne solo il fondo, sul quale sono proiettate le ombre prodotte da statuette che vengono fatte passare alle loro spalle, al di sopra di un muretto, illuminate da un fuoco.
Dalla loro posizione, gli schiavi non vedono le statuette e credono che le ombre siano l’unica e la vera realtà esistente. Uno schiavo, però, si libera e riesce a vedere le statuette, fonte delle ombre; uscito dalla caverna, può capire, quando gli occhi si sono abituati alla luce, che a loro volta le statuette non sono la vera realtà, che è invece al di fuori della caverna. Ma, abbagliato dalla luce, non può vedere le cose subito: deve prima accontentarsi
delle
immagini rifesse nell’acqua, fnché tutto gli appare più chiaro e può alzare lo sguardo addirittura al sole che tutto illumina.
Lo schiavo, identifcabile con Socrate non si accontenta di tenere per sé la scoperta fatta, ma rientra nella caverna per portare la verità agli altri schiavi .
viene inizialmente deriso da chi non crede a una realtà diversa da quella fno allora contemplata, e infne ucciso. Il mito illustra bene il presupposto di fondo di tutta la flosofa di Platone, l’unione tra conoscenza, educazione e politica.



Atene e l'educazione del cittadino
Ad Atene si impone un modello educativo coerente con le istituzioni democratiche che si sono sviluppate e diverso da quello spartano.
ad Atene prevale il principio della Dike, della giustizia: la polis non è fondata sulla forza, ma sulla legge. L’ areté ad Atene coincide dunque con una vita condotta secondo giustizia.
È Solone, legislatore vissuto tra il VII e il VI sec. a.C., a proporre questo ideale anche attraverso i suoi testi poetici: anzi, egli a Dike, la giustizia, sostituisce Eunomia, la buona legge, che egli stesso ha contribuito a introdurre ad Atene. L’areté è intesa come virtù civica: una forma di rispetto e dedizione verso lo Stato e le leggi, considerati beni superiori da conservare con ogni sforzo. 
Quindi vengono coltivate, oltre all’educazione fsica e alla musica, come a Sparta, anche la lettura e la scrittura. La scuola è però per lo più privata. 
I ragazzi vengono accompagnati a scuola da uno schiavo, il pedagogo, letteralmente “colui che guida il fanciullo”, mentre le ragazze restano in casa, a diferenza di quanto avviene a Sparta. Il ciclo formativo ateniese si articola in diverse fasi:
• formazione in famiglia fno ai 7 anni; 

• dai 7 anni fno ai 14 i maschi vanno a una scuola elementare di quartiere o a una scuola privata;
• dopo le elementari alcuni ragazzi seguono corsi di studio superiori per quattro anni;
• al compimento dei diciotto anni di età avviene l’ingresso nella scuola militare, dove si resta fno ai venti anni. 


 Sparta e l'educazione del soldato

La società spartana è divisa in tre classi: degli spartiati, i cui membri godono di pieni diritti politici e possono dedicarsi all’attività militare e alla guerra, ma non possono svolgere alcun’altra attività; i perièci, uomini liberi, artigiani e commercianti, ai quali è permesso avere proprietà, ma sono privi di diritti politici, in quanto non sono considerati cittadini. 
L’altra classe spartana è quella degli ilòti, schiavi senza alcun diritto, che in genere sono contadini.
A Sparta la formazione è scandita in questo modo, per i bambini che hanno superato la “selezione” iniziale  .
• in famiglia dalla nascita fno ai 7 anni d’età; 
• dai sette anni in poi lo Stato sottrae i fgli maschi alle famiglie, inserendoli in fratellanze, gruppi che cambiano per fasce d’età: fanciulli (7-11 anni); ragazzi (12-15 anni); éirenes o efebi (16-20): si tratta di scuole militari;
 • a 20 anni i giovani fanno ingresso nell’età adulta. 
A Sparta anche le ragazze vanno a scuola all’età di 6-7 anni, entrando in sorellanze. Forse ricevono un’educazione molto simile a quella dei maschi, sottoposte a dure prove: lo scopo è di temprare i loro corpi afnché partoriscano fgli forti. Da questo punto di vista, Sparta costituisce un’eccezione rispetto al resto del mondo greco, sia per l’educazione femminile sia per la stessa condizione delle donne, che godono di maggiore libertà.


L'educazione nel mondo Greco
La civiltà greca si sviluppa in un contesto diverso da quello delle prime grandi civiltà che abbiamo studiato nell’Unità precedente: non nasce infatti in fertili pianure attraversate da grandi fumi, ma in un territorio particolare, diviso tra piccole isole e zone montuose continentali. Le testimonianze più antiche di una qualche forma di educazione provenienti
da quest’area sono i miti. In particolare sono giunti fno a noi due poemi, la cui versione fnale risale al VII secolo a.C.: l’Iliade e l’Odissea.
sione fnale risale al VII secolo a.C.: l’Iliade e l’Odissea.
I poemi sono grandi narrazioni di personaggi eroici. Si presentano quindi
come una forma di intrattenimento, ma al loro interno contengono informazioni sugli dei, l’origine del mondo, la navigazione, le tattiche di guerra ecc.
L’Iliade racconta l’assedio della città di Troia, in Asia Minore (l’attuale Turchia),
a opera degli Achei: qui ci troviamo di fronte all’areté guerriera. Gli eroi sono esempi, modelli educativi di virtù belliche: inseguono onore e fama. 
L’Odissea narra invece delle peregrinazioni attraverso il Mediterraneo di Ulisse
(l’astuto e valoroso combattente che ha escogitato lo stratagemma del cavallo di legno per espugnare la città di Troia). Ulisse, con i propri compagni, si trova in situazioni difcili che richiedono, oltre al coraggio e alla forza, una buona dose di astuzia e intelligenza.  

domenica 4 febbraio 2018


La Cina: sistema scolastico e scuole filosofiche

 In Cina il sistema scolastico è più sviluppato e articolato che in India. La sua funzione è infatti quella di preparare i funzionari politici (chiamati mandarini), sottoposti a una severa serie di esami che testano la loro formazione letteraria e morale. Le informazioni che possediamo risalgono al XII secolo a.C. e da esse sappiamo che accanto alle scuole nelle quali i nobili ricevono insegnamenti teorici e un’educazione militare, esistono anche scuole per contadini, dove uomini e donne si recano dopo il loro lavoro nei campi.
Il rapporto maestro-allievo, che abbiamo evidenziato in alcuni degli altri
modelli educativi delle prime civiltà, in Cina assume particolare rilevanza nelle scuole flosofche. La Cina conosce infatti una grande foritura del pensiero flosofco. Possiamo individuare due correnti di particolare rilievo, il taoismo e il confucianesimo. 

TAOISMO
Questa corrente flosofco-religiosa nasce dall’insegnamento di Lao Tzu (VI-V sec. a.C.). Il Taoismo predica il ritorno a una esistenza “naturale” che, rinnegando la cultura “corruttrice”, ritrovi un’armonia con tutto il cosmo. Gli insegnamenti di Lao Tzu sono tramandati nel Libro del Tao (cioè, della “Via”).

 CONFUCIANESIMO
L’insegnamento di Confucio (551 a.C. ca.-479 a.C.), trasmesso in aforismi raccolti nei Dialoghi, sostiene invece la necessità di un’ampia formazione culturale che comprenda letteratura, arte e flosofa e che stimoli la crescita morale, basata anche sull’esempio ricevuto e sulla responsabilità personale: quest’ultima è più importante delle imposizioni esercitate dallo Stato. La pedagogia confuciana si propone quindi di formare un funzionario colto.


L'educazione nell'estremo oriente
 Il modello educativo improntato all’insegnamento dell’obbedienza alle leggi dello Stato e della religione non è esclusivo del mondo egizio e mesopotamico, ma è presente anche nella civiltà indiana e nella civiltà cinese. Due aspetti peculiari della società indiana sono la divisione in caste e l’infuenza della religione. 
L’antica India infatti ospita due religioni, l’induismo e il buddhismo (in seguito la situazione è diventata più complessa, con il sopraggiungere di altri culti) .

INDUISMO 
È la religione più antica, che risale all’invasione dell’India da parte degli Arii intorno al 2000 a.C. Un concetto fondamentale dell’induismo è la reincarnazione. Alla morte del corpo l’anima si reincarna in un altro essere vivente in un ciclo senza fne. I testi sacri dell’induismo sono i Veda, sui quali si basa la formazione dei sacerdoti induisti, i bramini, che costituiscono una delle quattro caste fondamentali. I Veda sono stati trasmessi oralmente fno all’VIII secolo d.C., e perciò fno a quel momento anche l’educazione si è sviluppata senza ricorrere alla scrittura. Anche in seguito si è basata sostanzialmente sul metodo mnemonico, adottato per ricordare i passi dei testi sacri, e sul ragionamento, che impegna in un dialogo serrato maestri e allievi.

BUDDISMO
Dal VI secolo a.C. (contemporaneamente alla nascita della flosofa nelle colonie greche, come vedremo nell’Unità 2) si difonde in India un’altra religione, a opera di Siddharta Gautama (565 ca.-486 ca. a.C.), detto il Buddha, cioè il “risvegliato”. Buddha, un giovane principe indiano, insegna un percorso di purifcazione, attraverso il quale l’individuo deve emanciparsi dai bisogni materiali e approdare al nirvana, una condizione di assenza di desideri e dolori. Inoltre, in
Sopra, bramino che studia il mantra durante la sua
meditazione Rishikesh. Uttranchal, India. Vivek Sharma/Alamy Sotto, forma cosmica di Krisna, 1890
questo percorso, l’anima si libera dal ciclo delle reincarnazioni per fare ritorno al Tutto, cioè all’insieme indiferenziato della Natura.

lunedì 29 gennaio 2018



                                         Gli ebrei : una comunità educatrice


Tra i popoli dell’antichità ad assegnare un particolare valore all’istruzione sono gli Ebrei.
Nel corso dei secoli si consolida presso gli Ebrei uno stretto legame tra insegnamento, funzione della cultura (e di chi la produce) e comunità. Al tempo di Esdra, un sacerdote e scriba vissuto nel V secolo a.C., vengono
istituite le prime scuole pubbliche, anche se sempre di carattere religioso; in seguito si sviluppa anche una forma di istruzione elementare. Questo processo di difusione  dell’istruzione è graduale, fnché un decreto nel 64 d.C. obbliga tutti i centri abitati, per evitare la scomunica, a dotarsi di una scuola elementare: l’importanza dell’istruzione primaria ha sempre caratterizzato il sistema scolastico ebraico. 

Il ruolo dei maestri è fondamentale: essi sono chiamati a esporre con chiarezza gli argomenti ai loro allievi, dei quali devono capire la psicologia e ai quali spesso si rivolgono chiamandoli “fgli”, un termine che segnala il tipo di rapporto che si instaura tra loro.
I rabbini non sono le uniche fgure culturali del popolo ebraico.
 Nella storia ebraica sono centrali i profeti. La parola profeta (che è di origine greca) signifca
“colui che parla al posto di qualcun altro”. I profeti, infatti, parlano al posto di Dio. Sono in un certo senso educatori del popolo.

L’importanza dell’istruzione e la diversifcazione delle fgure culturali
vanno di pari passo con la concezione che la comunità ebraica ha di se stessa. 

l’intera comunità. Tutta la società ebraica, infatti, si concepisce come una comunità educatrice, nella quale si sviluppa quello stretto legame tra religione, cultura ed educazione, che è tipico anche delle altre antiche civiltà.

 
           


                                 Istruzione ed educazione nell’Antico Egitto


Nella civiltà egiziana si manifesta lo stesso fenomeno che abbiamo incontrato in quella sumerobabilonese: lo stretto legame tra cultura, educazione, religione e potere politico. La stessa scrittura è considerata l’invenzione di un dio, Tot, che è lo scriba degli dei.
I principi che ispirano la vita degli Egizi si traducono in norme di comportamento valide anche per l’educazione. Secondo gli Egizi, il destino è nelle mani degli dei, ai quali è inutile opporsi. 
È intorno al 2000 a.C. che cominciarono a svilupparsi in Egitto le vere
scuole, le Case del Libro, situate nei templi. Qui i ragazzi ricevono l’istruzione primaria, che dura quattro anni, grazie alla quale apprendono la scrittura dei geroglifci, i primi elementi di aritmetica e geometria; anche l’educazione del corpo viene curata, con attività quali nuoto, equitazione, tiro con l’arco. 

Dopo questa prima istruzione, solo i fgli di
famiglie più agiate possono proseguire gli studi. Se appartengono a famiglie nobili e benestanti possono addirittura studiare in compagnia dei membri della famiglia reale, in quella che appunto viene chiamata scuola reale: qui si comincia subito con l’imparare la scrittura “ieratica”, una forma semplifcata di geroglifci (la tipica scrittura egiziana). 

. Nella scuola reale vengono usati i rotoli ricavati da una pianta chiamata papiro.
Le scuole di grado più alto nell’Antico Egitto sono chiamate Casa della vita,
e corrispondono alla mesopotamica Casa della sapienza. Con qualche forzatura,


 


                                              
                                L'educazione tra mesopotamia ed Egitto


 Le prime scuole della storia sorgono probabilmente nell'antica Mesopotamia, la fertile zona compresa tra i fiumi Tigli ed Eufratre.
Sono attive già alla metà del terzo millennio a.C. e forse anche prima, ma non esistono documenti che ci permettono di saperlo con certezza.
Inizialmente, nella SOCIETA SUMERO-BABILONESE l'istruzione viene impartita nei templi ed è una forma di iniziazione riservata a chi deve rivestire un RUOLO RELIGIOSO E POLITICO.
C'è uno stretto legame tra potere politico,religione,istruzione e cultura.
I sacerdoti mesopotamici sviluppano conoscenze di carattere matematico, medico e astronomico-astrologico essi custodiscono la come sacra la scrittura.
Nasce cosi lo scriba, la cui formazione si svolge ora in locali separati dal tempio ed è affidato a persone specializzate che non appartengono più all'ambiente religioso.
Scriba significa"colui che scrive sulle tavolette" e le scuole sono chiamate casa delle tavolette.
Con la comparsa degli scribi, l’educazione si sdoppia in due percorsi: una suScriba Dudu, ritratto di una statua sumera di pietra grigia nel tipico gesto delle mani giunte. Baghdad
periore, per i sacerdoti (quindi un’educazione religiosa), e l’altra per gli scribi (un’educazione tecnica). Per istruire gli scribi nasce la scuola con i caratteri fondamentali che conosciamo ancora oggi: ambienti attrezzati, insegnanti professionisti, discipline e metodi defniti, libri di testo (in alcuni siti archeologici, per esempio nella città di Ur, sono stati scoperti testi a uso scolastico, costituiti da liste di segni) e materiali d’uso scolastico.

                                                                    Alla scuola di Gesù  In, seguito le parole: si avvicinarono a lui i di...