il nome della rosa
Nel novembre del 1327 i due arrivano nella ricca abbazia per svolgere
un delicato incarico diplomatico: fare da mediatori tra gli alti esponenti
degli ordini religiosi per ricomporre la frattura fra papato e impero. Dopo il
loro arrivo, l'abbazia viene sconvolta da una serie di morti inspiegabili.
L’intera vicenda si sviluppa in sette giorni, che Adso nelle sue memorie
suddivide secondo la scansione del giorno della regola benedettina: mattutino e
laudi, ora terza, ora sesta, ora nona, vespri, compieta.
Il primo delitto è nei confronti del miniaturista Adelmo, un
monaco ancora giovane che aveva avuto un rapporto sessuale con Berengario,
l'aiuto bibliotecario, il quale gli aveva promesso di mostrargli un libro
particolare.
Il giovane miniatore, di cui Berengario era
però innamorato, aveva ceduto alle sue lusinghe e al peccato solo per
soddisfare la curiosità del suo intelletto nei confronti del libro, ma
pentendosi e sentendo pressanti i sensi di colpa, finì per suicidarsi
buttandosi da una finestra della biblioteca.
Intanto, Venanzio, monaco traduttore dal greco e dall'arabo e devoto ad
Aristotele, era riuscito ad entrare nel Finis Africae, cioè nel luogo della
biblioteca dell'abbazia dove erano nascosti i libri ritenuti maledetti e a
sottrarre un libro molto strano e particolare. Comincia a leggerlo ma, arrivato
nelle cucine sotto la biblioteca, muore.
Il corpo del monaco viene rinvenuto da Berengario che, preso dal
panico, prende il corpo di Venanzio in spalla e lo butta in un orcio di sangue,
inscenando una morte per annegamento e sperando che tutti se ne convincessero
nel trovarlo morto così. Con il corpo, trova anche lo strano libro e ne viene
attratto.
All’improvviso però, mentre sta iniziando a leggerlo, prova un
malessere diffuso e si reca nei bagni per rinvenire. È proprio lì che anche lui
troverà la morte, morendo nella vasca. Sarà Severino da Sant'Emmerano, il
padre erborista, a ritrovare il libro che Berengario, morendo, aveva lasciato
incustodito, ma presto verrà assassinato con un colpo alla testa da Malachia,
il bibliotecario, manipolato da Jorge da Burgos, un vecchio frate cieco.
Malachia, però, finisce per cedere alla tentazione di aprire il libro
per leggerlo: morirà in chiesa davanti agli occhi di tutti i frati.
L'ultimo assassinato è l'Abate, che
morirà lentamente soffocato in una stanza segreta della biblioteca.
Durante la settimana di permanenza nell'abbazia, Gugliemo
condurrà le ricerche per scoprire la natura degli omicidi e per tentare di
stanare il colpevole, attraverso colloqui, interrogatori e osservando il
comportamento dei frati. Capisce ben presto che tutti i delitti sembrano
ruotare attorno alla biblioteca del monastero, che nasconderebbe un misterioso
segreto. Guglielmo da Baskerville, con l’aiuto del suo allievo, comprenderà,
grazie al suo ragionamento critico, che i delitti muovono dalla biblioteca, la
più grande della cristianità, costruita come un labirinto il cui accesso è noto
solo al bibliotecario e dove esiste, come abbiamo visto, una sezione finis
Afrìcae a tutti inaccessibile.
Guglielmo e Adso riescono a penetrarvi e sciolgono il mistero.
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