domenica 4 febbraio 2018


La Cina: sistema scolastico e scuole filosofiche

 In Cina il sistema scolastico è più sviluppato e articolato che in India. La sua funzione è infatti quella di preparare i funzionari politici (chiamati mandarini), sottoposti a una severa serie di esami che testano la loro formazione letteraria e morale. Le informazioni che possediamo risalgono al XII secolo a.C. e da esse sappiamo che accanto alle scuole nelle quali i nobili ricevono insegnamenti teorici e un’educazione militare, esistono anche scuole per contadini, dove uomini e donne si recano dopo il loro lavoro nei campi.
Il rapporto maestro-allievo, che abbiamo evidenziato in alcuni degli altri
modelli educativi delle prime civiltà, in Cina assume particolare rilevanza nelle scuole flosofche. La Cina conosce infatti una grande foritura del pensiero flosofco. Possiamo individuare due correnti di particolare rilievo, il taoismo e il confucianesimo. 

TAOISMO
Questa corrente flosofco-religiosa nasce dall’insegnamento di Lao Tzu (VI-V sec. a.C.). Il Taoismo predica il ritorno a una esistenza “naturale” che, rinnegando la cultura “corruttrice”, ritrovi un’armonia con tutto il cosmo. Gli insegnamenti di Lao Tzu sono tramandati nel Libro del Tao (cioè, della “Via”).

 CONFUCIANESIMO
L’insegnamento di Confucio (551 a.C. ca.-479 a.C.), trasmesso in aforismi raccolti nei Dialoghi, sostiene invece la necessità di un’ampia formazione culturale che comprenda letteratura, arte e flosofa e che stimoli la crescita morale, basata anche sull’esempio ricevuto e sulla responsabilità personale: quest’ultima è più importante delle imposizioni esercitate dallo Stato. La pedagogia confuciana si propone quindi di formare un funzionario colto.


L'educazione nell'estremo oriente
 Il modello educativo improntato all’insegnamento dell’obbedienza alle leggi dello Stato e della religione non è esclusivo del mondo egizio e mesopotamico, ma è presente anche nella civiltà indiana e nella civiltà cinese. Due aspetti peculiari della società indiana sono la divisione in caste e l’infuenza della religione. 
L’antica India infatti ospita due religioni, l’induismo e il buddhismo (in seguito la situazione è diventata più complessa, con il sopraggiungere di altri culti) .

INDUISMO 
È la religione più antica, che risale all’invasione dell’India da parte degli Arii intorno al 2000 a.C. Un concetto fondamentale dell’induismo è la reincarnazione. Alla morte del corpo l’anima si reincarna in un altro essere vivente in un ciclo senza fne. I testi sacri dell’induismo sono i Veda, sui quali si basa la formazione dei sacerdoti induisti, i bramini, che costituiscono una delle quattro caste fondamentali. I Veda sono stati trasmessi oralmente fno all’VIII secolo d.C., e perciò fno a quel momento anche l’educazione si è sviluppata senza ricorrere alla scrittura. Anche in seguito si è basata sostanzialmente sul metodo mnemonico, adottato per ricordare i passi dei testi sacri, e sul ragionamento, che impegna in un dialogo serrato maestri e allievi.

BUDDISMO
Dal VI secolo a.C. (contemporaneamente alla nascita della flosofa nelle colonie greche, come vedremo nell’Unità 2) si difonde in India un’altra religione, a opera di Siddharta Gautama (565 ca.-486 ca. a.C.), detto il Buddha, cioè il “risvegliato”. Buddha, un giovane principe indiano, insegna un percorso di purifcazione, attraverso il quale l’individuo deve emanciparsi dai bisogni materiali e approdare al nirvana, una condizione di assenza di desideri e dolori. Inoltre, in
Sopra, bramino che studia il mantra durante la sua
meditazione Rishikesh. Uttranchal, India. Vivek Sharma/Alamy Sotto, forma cosmica di Krisna, 1890
questo percorso, l’anima si libera dal ciclo delle reincarnazioni per fare ritorno al Tutto, cioè all’insieme indiferenziato della Natura.

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